martedì 25 dicembre 2012

PER UNA ETICA "NATURALE"

Con l'approdo al probabilismo bloccato dall'entanglement fra le particelle del livello quantistico della realtà, sembra esaurita la discesa agli inferi del riduzionismo iniziata più di quattro secoli fa con la separazione dei fatti dello spirito da quelli della materia. Ora potremmo tentare la risalita verso l'uomo e la sua mente con un approccio inverso che io chiamo "ampliamentista", che non può che portare alla riunificazione. Se trasferiamo i dati oggettivi acquisiti sperimentalmente — che vedono il "motore" del divenire nella Ricerca Dell'Equilibrio energetico fra ogni stato locale e lo stato successivo che lo contiene — ai livelli superiori della complessità aggregativa degli stati che seguono fino all'emergere della mente umana, potremmo individuare nell'etica "naturale" che ne deriva, il modello per la definizione di una nuova etica universale non più disegnata da visioni metafisiche manipolabili a seconda degli interessi dominanti. Questo coinciderebbe anche con la necessità di attribuire il massimo valore estetico all'etica, poiché, nessun prodotto derivante dal raggiungimento dell'equilibrio tra i suoi componenti può essere "brutto" e quindi, "ingiusto".

OLISMO E COMPLESSITÀ SISTEMICA

La visione olistica nasce dalla constatazione che le proprietà di un dato sistema non dipendono semplicemente dalla somma delle prestazioni delle parti che lo compongono, ma principalmente dalle loro interrelazioni che, di fatto, determinano l'emergere di nuove e più complesse funzionalità. In questa luce riacquistano particolare rilevanza e attualità le intuizioni di Buddha sull'interdipendenza e impermanenza di tutti i "fatti" della realtà, e quelle di Eraclito sul loro divenire e di Parmenide sul loro essere. Infatti, poiché queste grandi intuizioni del passato trovano la loro conferma nei più avanzati esperimenti scientifici, si pone il problema del loro utilizzo in una dimensione culturale e di conoscenze che non poteva essere nemmeno lontanamente immaginata ai tempi della loro formulazione. Oggi, la mole dei dati in nostro possesso è tale che, se vogliamo andare oltre la visione olistica contemplativa ancora presente nella cultura asiatica, e vogliamo superare l'asfittica visione meccanicista della cultura occidentale — che grazie alla "globalizzazione" delle coscienze stanno dimostrando tutta la loro incompatibilità e inadeguatezza —, siamo costretti a utilizzare l'approccio sistemico per tentare di sbrogliare, e quindi di comprendere, l'enorme complessità delle infinite relazioni esistenti tra i vari stati della realtà che siamo in grado di indagare, sia in campo umanistico che scientifico. Infatti, abbiamo già numerosi esempi dell'efficacia dell'approccio sistemico alla complessità. In campo medico e psichiatrico, in campo ecologico e ambientale, come nell'antropologia, sociologia, economia... ci sono contaminazioni disciplinari impensabili solo un decennio fa che danno risultati stupefacenti. Ma ora, per procedere oltre anche in campo spirituale, si tratta di estendere questo approccio alle indagini sulla mente accettando i dati delle neuroscienze che ci parlano sia dei meccanismi biochimici che sono alla base della "produzione" delle nostre emozioni e dei nostri pensieri, e sia dell'influenza dei nostri pensieri sullo stato biochimico cerebrale. So che questa prospettiva non è condivisa da tutti, ma ritengo che anche in questo ambito la visone olistico-sistemica, che vede l'interazione di molteplici fattori fino ad ora ritenuti disparati — addirittura ci sono prove dell'influenza della flora batterica intestinale sui nostri stati d'animo e viceversa —, possa portare alla definizione della reale natura dei nostri pensieri riconoscendo nei loro processi attuativi l'interdipendenza con l'energia dell'universo. Dandoci così la possibilità di fondare una nuova meta-fisica consapevole. A conclusione di questo quadro positivo però, ritengo utile evidenziare il rischio di considerare la visone olistico-sistemica come una nuova disciplina. Essa è solo un nuovo potente strumento di indagine della realtà. Il mondo là fuori, "è" olistico-sistemico, e noi dobbiamo solo sintonizzarci con il suo divenire per comprenderlo, e non tentare ancora una volta di imbrigliarlo in un nuovo schema. Francesco Pelillo