lunedì 27 agosto 2012

L'ENTANGLEMENT PER UNA NUOVA META-FISICA

Se accettiamo i dati delle neuroscienze che ci consentono di ricondurre i moti della mente umana alle strutture cerebrali che li generano a partire dal livello biologico delle cellule neuronali, e procediamo a ritroso nelle indagini sulla loro genesi passando dal livello molecolare a quello atomico, non possiamo che approdare al loro livello quantistico. Qui troviamo fenomeni come l'Entanglement che vede le interazioni tra alcune particelle elementari attuarsi in contrasto con le leggi che regolano il cosiddetto mondo fisico, e trovare invece rispondenza nei principi di non località e atemporalità che ci sembrano caratterizzare il cosiddetto mondo spirituale. Infatti, accade che inducendo una modificazione nello stato quantistico (spin) di una particella, avviene una modificazione di stato in quella ad essa associata, dovunque essa si trovi. L'Entanglement venne ipotizzato per la prima volta nel 1926 da Erwin Schrödinger. Oggi, gli esperimenti di Jian-Wei Pan in Cina e di Anton Zeilinger alle Canarie hanno confermato la validità della teoria, trasferendo lo stato quantistico di fotoni rispettivamente a 97 e 147 chilometri di distanza in un tempo zero, e questo ci ha dato la prova che è possibile trasferire informazioni istantaneamente, in contraddizione con la teoria della Relatività che vede nella velocità della luce il limite invalicabile per qualsiasi interazione tra gli "oggetti" della nostra dimensione. Ora, se sistemiamo questi dati in una visione olistico-sistemica della realtà, che presuppone la totale interdipendenza di tutti i fenomeni, ci dovrebbe essere consentita una rilettura in chiave scientifica di fenomeni che ancora definiamo "paranormali" solo a causa di una idea di normalità fondata su dati macroscopici e quindi parziali. Oggi infatti, paradossalmente, proprio grazie a quel riduzionismo che sembra ancora voler minacciare il senso stesso della nostra "umanità", siamo pervenuti a una visione energetica dei fondamenti della realtà-tutta che ci consente plausibilmente di mettere in rapporto il livello quantistico con quello mentale, e quindi, di affrontare le problematiche sollevate, ad esempio, dallo sciamanesimo e dalle sincronicità junghiane, o dall'empatia e dalle premonizioni, consentendo di ricollocarle in un quadro di regole universali perché riguardano il livello energetico comune a tutti i fenomeni. Per comprendere la portata delle implicazioni sul piano umanistico di questo nuovo paradigma che sembra delinearsi, è necessario considerare l'immenso valore culturale e sociale che assumerebbe il recupero "ufficiale" delle grandi intuizioni di tutte le civiltà di tutti i tempi che, una volta tolte dal limbo della ciarlataneria in cui sono state relegate dal razionalismo (e dalle religioni) della civiltà occidentale che ancora domina il pianeta, potrebbero contribuire a farci uscire dalla situazione attuale che vede, non solo nella sciagurata gestione della Biosfera, ma soprattutto nella dicotomia esistenziale in cui sono costretti gli esseri umani, il totale fallimento della visione dualistica della realtà. Francesco Pelillo